La Galleria degli Uffizi, uno dei più importanti musei al mondo, ma anche il museo di Sandro Botticelli per eccellenza!
Gli Uffizi hanno sede nell'omonimo Palazzo costruito da Giorgio Vasari nel 1560 su commissione di Cosimo I de Medici. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l’esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al Mondo di opere del Rinascimento fiorentino.
Uno degli artisti simbolo della Galleria degli Uffizi è senza dubbio Sandro Botticelli. Le sue opere sono state accorpate nelle sale che vanno dalla 10 alla 14 e costituiscono la migliore collezione al mondo del Maestro, compreso il suo capolavoro, La Primavera.
CHI ERA SANDRO BOTTICELLI
Sandro Botticelli nacque a Firenze nel 1445 in Via Nuova (oggi Via del Porcellana), ultimo di quattro figli maschi, crebbe in una famiglia modesta. Grazie al padre, un benestante conciatore di pelli, il giovane può permettersi di seguire studi letterali e artistici. Il suo vero e proprio apprendistato si svolse nella Bottega di Filippo Lippi dal 1464 al 1467. Risalgono a questo periodo tutta una serie di Madonne che rivelano la diretta influenza del maestro sul giovane allievo. A seguito di questo periodo scelse di aprire una bottega tutta sua ed è proprio in questo periodo che ottiene i primi incarichi da pittore entrando nella cerchia degli artisti della Famiglia Medici.
Nel 1472 Botticelli si iscrisse all’Accademia di San luca e diventa uno degli artisti prediletti di Lorenzo il Magnifico, partecipando sempre più attivamente alla vita di corte e incontrando le personalità più eminenti dell’epoca. Nel 1481 Botticelli viene chiamato, come tutti i pittori in vista, da Papa Sisto IV per realizzare le decorazioni della parete della Cappella Sistina al Ghirlandaio, Pinturicchio, il Perugino e Cosimo Rosselli. Per fare questi lavori Botticelli si ferma a Roma un anno al termina del quale torna a Firenze alla corte dei Medici. Ma la vita di Sandro Botticelli cambiò drasticamente con la caduta dei Medici e la presa del potere del frate Girolamo Savonarola nel 1494. L’artista in questo momento della sua vita mise da parte i soggetti mitologici per dedicarsi all’arte sacra.
Negli ultimi anni della sua vita Botticelli cadde in disgrazia, le sue opere persero valore, superate di gran lunga da quelle di Leonardo e Michelangelo, perché innovative e rivoluzionarie per l’epoca. Morì nel 1510 isolato e in povertà. Le sue opere vennero completamente dimenticate per oltre tre secoli, per essere riscoperte solo nell’Ottocento.
LE OPERE DI BOTTICELLI AGLI UFFIZI
L'ALLEGORIA DELLA PRIMAVERA DI BOTTICELLI
La Primavera (1475-1486), insieme alla Nascita di Venere, è sicuramente uno dei dipinti più celebri di tutto il museo grazie anche al suo soggetto allegorico e dal significato ancora non del tutto svelato. In un ombroso boschetto di aranci sono disposti nove personaggi, il cielo è azzurro e il suolo è composto da un verde prato disseminato da un’infinità di specie vegetali e un ricchissimo campionario di fiori. Leggendo l’opera da destra verso sinistra troviamo Zefiro che raggiunge e abbraccia la Ninfa Clori che appare nuovamente a sinistra nelle forme di Flora vestita di fiori. Al centro sono poi raffigurati Venere e Cupido che scaglia il dardo di amore. Le Tre Grazie danzano sulla sinistra vestite con veli trasparenti. Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, con i tipici calzari alati, che con il caduceo scaccia le nuvole per preservare un’ eterna primavera. Gli studiosi considerano l’opera un’ allegoria: il dipinto rappresenta il Regno di Venere secondo l’iconografia neoplatonica del filosofo Marsilio Ficino. Si tratta di un’allegoria della giovinezza, l’età dell’amore e della riproduzione, la stagione della vita più felice ma che passa più in fretta. Le Tre Grazie che danzano sarebbero un’allegoria del tempo che scorre.
Botticelli non era interessato a proporre una scena realistica, perché anche se il dipinto è molto ricco di minuziosi particolari, l’insieme appare idealizzato. Tutti i personaggi presentano forme allungate e flessuose, camminano o danzano senza calpestare l’erba e i fiori. Lo spazio intorno è privo di profondità, la luce è astratta, c’è una prevalenza della linea e un’assenza di prospettiva, tutto questo contribuisce a creare una realtà perfetta.
LA NASCITA DI VENERE
Altro famosissimo capolavoro di Sandro Botticelli esposto agli Uffizi è la Nascita di Venere (1483-1485). Venere avanza leggera fluttuando su una conchiglia lungo la superficie del mare increspata dalle onde. Viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile con cui simboleggia la fisicità dell’atto d’amore, che muove Venere con il vento della passione. Sulla riva una fanciulla porge alla Dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori per proteggerla. La fanciulla rappresenta la casta ancella di Venere ed ha un vestito ricamato riccamente di fiori e ghirlande. Sullo sfondo il paesaggio è delineato dalle insenature e dai promontori della costa e impreziosito da un boschetto di melaranci in fiore, mentre dal cielo cadono rose. Anche in quest’opera Botticelli sembra rinunciare alla costruzione di uno spazio ordinato e reale per dare spazio invece a quell’ideale di perfezione come se avesse il bello come unico fine della realizzazione dell’opera.
L'ADORAZIONE DEI MAGI DI BOTTICELLI
Nella Sala del Botticelli alla Galleria degli Uffizi troviamo anche un altro famosissimo dipinto dell’artista “L’adorazione dei Magi” databile al 1475. Il dipinto fu commissionato da Gaspare di Zanobi del Lama, cortigiano della famiglia Medici, per la sua cappella funebre in Santa Maria Novella. Sandro Botticelli con quest’opera introdusse una novità sul tema dell’Adorazione, ossia la visione frontale della scena con le figure centrali al centro e gli altri personaggi disposti ai lati. Prima di questa innovazione si usava dipingere la scena in maniera orizzontale. In alto, al centro del dipinto Maria, porge Gesù Bambino all’adorazione di un magio. Al disopra di lei, San Giuseppe è appoggiato ad una roccia e osserva la scena. Il magio che rende omaggio al Bambino indossa un abito nero riccamente ricamato con filo d’oro, i suoi capelli sono grigi e rivelano la sua età anziana. Il turbante è a terra come il suo dono contenente oro. Un altro magio, di età matura, è inginocchiato ai piedi della Vergine e offre l’incenso. Infine il Re Magio più giovane si trova a destra con la corona dorata ai suoi piedi e con la mano tiene il vaso contenente mirra. In queste tre figure sono ritratti rispettivamente Cosimo de Medici e i suoi figli Piero il Gottoso e Giovanni.
LA MADONNA DEL MAGNIFICAT
Sempre nella Sala del Botticelli si trovano una serie di Madonne e uno su tutto ricordiamo la “Madonna del Magnificat” o conosciuta anche con il nome Madonna col Bambino e angeli (1445-1510). Incoronata dagli angeli, la Vergine è raffigurata seduta sul trono, nell’atto di scrivere un libro, sotto la guida del figlio, il canto “Magnificat anima mea Dominum”, da cui deriva il titolo di quest’opera. In grembo alla madre Gesù Bambino sfiora una melagrana. La scena si svolge davanti ad una finestra che si apre su un chiaro e serena paesaggio campestre. Non si conoscono le circostanze esatte della commissione della tavola ma la forma circolare era tipica delle opere appese nelle anticamere o nelle camere da letto, il che farebbe pensare a un’opera pensata per la devozione privata.
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